sabato 21 gennaio 2012

il tuo Vangelo è tremendo


Il breve vangelo di oggi si conclude così :Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Ancora una volta, i lontani sono stranamente più idonei a capire il Maestro e a cogliere la grazia del suo passaggio. Lo stesso gli accade con i parenti stretti: lo considerano uscito di senno, mentre le folle lo cercano per essere istruite e guarite da Lui.
Anche i discepoli, come il loro Maestro, sperimentano il mistero dell’incomprensione dei vicini e del messaggio evangelico colto più facilmente e con entusiasmo da chi è apparentemente lontano.
Non lasciamoci sopraffare dall'incomprensione dei nostri vicini  che anche noi potremmo sperimentare .
  

TUTTO
(Michel Quoist)

Questa sera, o Signore, ho paura.
Ho paura, perché il tuo Vangelo è tremendo.
E' facile sentirlo annunziare, ma è ben difficile viverlo.
Ho paura di sbagliarmi, o Signore.
Ho paura di essere soddisfatto della mia piccola vita discreta; ho paura di quello che do, che mi nasconde quello che non dono.
Ho paura, o Signore, perché c'è gente più povera di me, meno istruita di me, meno evoluta,
meno alloggiata, meno riscaldata, meno pagata, meno nutrita, meno accarezzata, meno amata.
Ho paura, o Signore, perché non faccio abbastanza per loro.
Non faccio tutto per loro. Bisognerebbe che io dessi tutto, fino a cancellare ogni sofferenza, ogni miseria, ogni peccato dal Mondo.
Allora, o Signore, bisognerebbe che io dessi tutto, tutto il mio tempo.
Bisognerebbe che io dessi la vita.
Eppure non è vero, Signore, non è vero per tutti, io esagero, bisogna essere ragionevoli.

Figliolo, non v'è che un comandamento, per tutti: "Amerai con TUTTO il cuore, con TUTTA l'anima, con TUTTE le forze".

venerdì 20 gennaio 2012

silenzio, un lungo pellegrinaggio fino in fondo al tuo cuore


AMARE - La preghiera dell'adolescente
(Michel Quoist)
Signore, vorrei amare, ho bisogno d'amare.
Tutto il mio essere non è che desiderio: il mio cuore, il mio corpo, si protendono nella notte verso uno sconosciuto da amare. Le mie braccia brancicano nell’aria verso uno sconosciuto da amare.
Sono solo mentre vorrei essere due. Parlo e nessuno è presente ad ascoltarmi.
Vivo e nessuno coglie la mia vita.  Perché essere così ricco e non aver nessuno da arricchire?
Donde viene quest'amore? Dove va?
Vorrei amare, Signore, Ho bisogno d'amare.
Ecco stasera, Signore, tutto il mio amore inutilizzato.

Ascolta, Mio caro, fermati,
Fai, in silenzio, un lungo pellegrinaggio fino in fondo al tuo cuore.
Cammina lungo il tuo amore nuovo, così come si risale un ruscello per scoprirne la sorgente.
E al termine, laggiù in fondo, nell’infinito mistero della tua anima turbata, Mi incontrerai,
perché io mi chiamo Amore piccolo, ed Io non sono altro che Amore, da sempre,
E l'amore è in te. Io ti ho fatto per amare, per amare eternamente.
Ed il tuo amore sarà un altro te stesso.  Lei sta cercando; rassicurati, è già sulla tua strada,
in cammino da sempre, sulla strada del Mio Amore.
Bisogna aspettare il suo passaggio,  lei si avvicina, tu ti avvicini, vi riconoscerete, perché Io ho fatto il suo corpo per te,  ho creato il tuo per lei,  ho fatto il tuo cuore per lei, ho creato il suo per te, e voi vi state ricercando nella notte, nella mia notte che diventerà luce  se voi avrete fiducia in Me.  Conservati per lei, piccolo mio, come lei si conserva per te.  Io vi custodirò l'uno per l'altra, e, giacché hai fame d'amore,  ho posto sul tuo cammino tutti i tuoi fratelli da amare.
Credimi, è un lungo tirocinio l’amore,  e non vi sono diverse specie di amore:
Amare, vuol sempre solo dire abbandonare se stessi per darsi agli altri .....

Signore, aiutami a dimenticarmi per gli uomini miei fratelli,
Perché dando me stesso impari ad amare.

giovedì 19 gennaio 2012

quando un uomo languisce nel deserto


Padre celeste!
In molti modi tu parli a un uomo:
Tu,l’unico che ha sapienza e intelligenza,
vuoi tuttavia renderti comprensibile a lui.
Tu parli anche quando taci;
perché parla anche colui che tace,
per provare l’amato;
parla anche colui che tace affinchè l’ora del capire
sia tanto più intima quando essa verrà.
Padre celeste,non è forse così?
Oh,quando tutto tace,
quando un uomo se ne sta solo e abbandonato
e più non sente la tua voca,
allora forse è per lui come se la separazione
dovesse essere eterna.
Oh,nel tempo del silenzio,
quando un uomo languisce nel deserto
e non sente la tua voce:
allora è forse per lui come se essa
fosse quasi del tutto svanita.
Padre celeste, è ben questo il momento del silenzio
Dei confidenziali colloqui.
Così  fa’ che sia benedetto anche questo tuo silenzio
Come ogni parola che tu rivolgi all’uomo;
che egli non dimentichi che tu parli
anche quando taci.
Donagli,mentre è in attesa di te,
la consolazione di capire che tu taci per amore,
così come parli per amore;
di modo che, sia che tu taccia o parli,
sei sempre il medesimo Padre,
sia che ci guidi con la tua voce
o ci educhi col tuo silenzio. 
(Soren Kierkegaard)

mercoledì 18 gennaio 2012

cammina con lui, soffre con lui,

“... Dio forse ha il volto più di una madre che di un padre. E’ molto più donna in quello che genera. Come quando una donna genera un figlio handicappato o gravemente malato, alla fine non può far nulla se non sentire nel suo corpo l’immensa sofferenza per la sofferenza del figlio, vederlo anche morire senza poterci far nulla; forse è così Dio. Forse davvero Dio non è l’Onnipotente che pensiamo noi, ma è Colui che cammina con noi, Colui che genera, ma generando si autolimita, perché c’è il generato con la sua piena libertà. Questo Dio che accetta la debolezza della materia come una donna che ha generato un figlio malato, e cammina con lui, soffre con lui, così penso a questo Dio dal volto materno. Scopro che ci dev’essere una sofferenza immensa in Lui. Forse davvero ha ragione quel poeta peruviano che parlando del suo popolo dice: “Io sono nato un giorno in cui Dio era malato, malato grave.” Forse questo Dio ha bisogno della nostra guarigione per guarire anche Lui, perché Dio ci vuole felici.” (Alex Zanotelli, in La solidarietà di Dio, pag. 11-12)

martedì 17 gennaio 2012

Hmm, un ateo

Inizia la settimana la settimana per l'unità dei Cristiani. Godiamoci la partita, per non scambiare Gesù come ateo.
La storiella di Anthony de Mello  (presa da Il canto degli uccelli).
Gesù disse di non essere mai stato a una partita di pallone. Così ce lo portammo, il mio amico ed io. Era una feroce battaglia tra i Picchiatori protestanti e i Crociati cattolici. I primi a segnare furono i Crociati. Gesù applaudì entusiasticamente e lanciò in aria il suo cappello. Poi segnarono i Picchiatori. E Gesù applaudì entusiasticamente e lanciò in aria il suo cappello. Un uomo dietro di noi apparve perplesso. Diede un colpetto sulla spalla di Gesù e gli chiese: “Ma tu per chi fai il tifo, mio buon uomo?”. “Io?”, rispose Gesù ormai visibilmente eccitato dalla partita. “Oh! Io non faccio il tifo per nessuno dei due. Sono qui solo per godermi la partita!”. L’uomo si rivolse al suo vicino e sogghignò: “Hmm, un ateo!”

lunedì 16 gennaio 2012

solo da un’apertura interiore.


«Lo sforzo esclusivo contro l’istinto fa perno sul rifiuto e prima irrigidisce, presto paralizza tutta la vita psichica in un atteggiamento abituale d’inibizione. Chi passa tutta la vita a frenare, a respingere, e calpestare, non riesce a proporre alla vita altro che gesti di negazione e di ripiegamento: l’iniziativa e la creazione, come l’amore, vengono solo da un’apertura interiore. Ecco la sorgente di quella tristezza opaca e un po’ ebete che troppo spesso vediamo entrare e uscire dalle chiese e dai templi».
Sono parole un po’ forti, scritte settant’anni fa da Emmanuel Mounier, Letterato e Filosofo francese, su un libretto intitolato “L’Avventura cristiana”.

domenica 15 gennaio 2012

Qui ad Atene noi facciamo così.


Discorso di Pericle agli ateniesi

"Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Tucidide, La guerra del Peloponneso