martedì 11 dicembre 2012

Il sale non ha senso in se stesso, ma solo nel suo abbandonarsi al cibo.


Obbedendo al consiglio amichevole, per questo autorevole, di Mauro mi impegnerò a commentare modestamente quanto vado pubblicando. 
Mi corre l'obbligo di aggiungere le avvertenze per l'uso.  
So che le parole dell'autore hanno virtù  che ogni lettore può scoprire.
Le mie riflessioni focalizzeranno l'attenzione su aspetti particolari che non esauriranno il grande tesoro del testo. 
Il lettore, perciò, non si lasci condizionare da quanto avrò sottolineato. 

Senza sale non c’è sapore nel cibo. E’ cosa scipita.
Sapevi che la tua presenza tra la gente è importante come il sale?
Senza di te e di me non c’è sapore nella vita. “Voi siete il sale della terra”, diceva Gesù (Mt.5,13). Proprio lui ci ha fatti cosi preziosi.
Che bello: Gesù ci fa coraggio per non perderci d’animo anche se siamo solo piccoli, sconosciuti, non famosi. La nostra presenza basta per dare sapore alla vita.
Almeno Dio gode di noi, se i nostri vicini non si rendono conto. Ma pian piano anche loro lo sperimenteranno, al di più tardi che noi li mancheremo. Ma c’è ancora un mistero nel simbolo del sale.
Il sale non ha senso in se stesso, ma solo nel suo abbandonarsi al cibo.
Allo stesso modo l’uomo non ha importanza a causa di grandi sforzi ma solo mostrandosi tra amici con una parola o con un gesto autentico.
Il sale non può perdere il sapore, solo l’uomo può farlo, quando non è più autentico.
Ecco perchè Gesù dice:
“Ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.”
Giosuè Boesch

Noi siamo sale, dobbiamo esserlo per dare sapore alla terra e agli amici.
La nostra vocazione è scioglierci nel cibo, non perdere i sapore, per non essere buttati via.

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