sabato 16 luglio 2011

calzolaio sia riferito a me

A volte mentre scrivo per me stesso e oso nel mio piccolo pubblicarlo ad altri, mi trovo a pensare se quello che Apelle rimprovera la suo calzolaio sia riferito a me. Non è che anche adesso sono andato oltre, sopra le righe e mi sono trovato in una bottega a offrire prodotti che non so veramente che valore hanno?
Sutor, ne ultra crepidam
Un monito per chi parla a vanvera
di Annalisa Venditti
Molti sono i motti latini ancora in uso. Uno dei più famosi recita: “sutor, ne ultra crepidam”, che si può tradurre con “ciabattino, non andare oltre le scarpe” e viene comunemente utilizzato per mettere a tacere tutti coloro che mettono bocca in argomenti di cui non sanno nulla o quasi.
La frase, in origine “ne supra crepidam sutor judicaret”, è attribuita da Plinio il Vecchio ad Apelle, il famoso pittore greco del IV secolo a.C.
Nel XXXV libro della sua “Storia Naturale”, lo studioso scrive che l’artista era solito esporre le sue opere in una loggia man mano che le terminava, per ascoltare, nascosto dietro il quadro, i difetti che venivano trovati. “Dicono che – continua Plinio – ripreso una volta da un calzolaio per aver fatto un occhiello in meno su certi sandali, il giorno seguente lo stesso calzolaio, inorgoglito dal successo del precedente suggerimento, si fosse messo a fare critiche sulla gamba. Apelle allora lo affrontò indignato, dicendogli che un calzolaio non doveva giudicare al di sopra della scarpa”.

la peggiore delle debolezze umane


Occasioni
(Kahlil Gibran, La voce del maestro)
Non rinunciare alla speranza, non abbandonarti alla disperazione per ciò che è stato:piangere l'irrecuperabile è la peggiore delle debolezze umane.
Non essere come coluiche siede a lato del fuoco, guarda la fiamma estinguersi, poi soffia sulle ceneri.
Chi cerca di afferrare un'opportunità quand'è passata è come chi la vede avvicinarsi ma non le va incontro.

venerdì 15 luglio 2011

...Dio agirà per nostro mezzo. Non c’è niente di difficile per Dio..

Contemplazione nelle strade
di Madeleine Delbrêl
(da Noi delle strade)

... Gente che s’incontra in una qualsiasi strada. Costoro amano il loro uscio che si apre sulla via, come i loro fratelli invisibili al mondo amano la porta che si è rinchiusa definitivamente sopra di essi...

L’amore
Noi delle strade siamo certissimi di poter amare Dio
sin quando avrà voglia di essere amato da noi.
Non pensiamo che l’amore sia una cosa che brilla,
ma una cosa che consuma;
pensiamo che fare tutte le piccole cose per Dio ce lo fa amare altrettanto
che il compiere grandi azioni.
D’altra parte pensiamo di essere molto male informati sulla misura dei nostri atti.
Non sappiamo che due cose:
la prima, che tutto quello che facciamo non può essere che piccolo;
la seconda, che tutto ciò che fa Dio è grande.
Questo ci rende tranquilli di fronte all’azione.
Sappiamo che ogni nostro lavoro consiste nel non gesticolare sotto la grazia, nel non scegliere le cose da fare, e che Dio agirà per nostro mezzo.
Non c’è niente di difficile per Dio, e
chi teme la difficoltà si crede capace di agire.
Poiché troviamo nell’amore un’occupazione sufficiente,
non abbiamo cercato il tempo per classificare gli atti in preghiere e in azioni.
Troviamo che la preghiera è un’azione e l’azione una preghiera;
ci sembra che l’azione veramente amorosa è tutta piena di luce.
Ci sembra che di fronte ad essa l’anima è come una notte tutta protesa verso la luce che sta per venire.
E quando la luce si fa - il volere di Dio chiaramente compreso - ecco l’anima viverla con dolcezza piena, con pacatezza piena, guardando Dio animarsi e agire in essa.
Ci sembra che l’azione sia anche una preghiera d’implorazione.
Non ci sembra che l’azione c’inchiodi nel nostro terreno di lavoro, di apostolato o di vita.
Al contrario, ci sembra che l’azione perfettamente compiuta là dove ci viene reclamata innesta noi in tutta la Chiesa, ci diffonde in tutto il suo corpo, ci fa disponibili in essa.
I nostri passi camminano in una strada, ma il nostro cuore batte nel mondo intero.
E’ per questo che i nostri piccoli atti,
nei quali non sappiamo distinguere fra azione e preghiera, uniscono così perfettamente l’amore di Dio e l’amore dei nostri fratelli.
Il fatto di abbandonarci alla volontà di Dio ci consegna nello stesso istante alla Chiesa che da questa volontà medesima è resa costantemente salvatrice e madre di grazia.
Ciascun atto docile ci fa
ricevere pienamente Dio e
dare pienamente Dio
in una grande libertà di spirito.
Allora la vita è una festa.
Ogni piccola azione è un avvenimento immenso
nel quale ci viene dato il paradiso,
nel quale possiamo dare il paradiso.
Non importa che cosa dobbiamo fare:
tenere in mano una scopa o una penna stilografica.
Parlare o tacere, rammendare o fare una conferenza, curare un malato o battere a macchina.
Tutto ciò non è che la scorza della realtà splendida, l’incontro dell’anima con Dio rinnovata ad ogni minuto, che ad ogni minuto si accresce in grazia, sempre più bella per il suo Dio.
Suonano?
Presto, andiamo ad aprire:
è Dio che viene ad amarci.
Un’informazione? ...eccola:
è Dio che viene ad amarci.
E’ l’ora di metterci a tavola?
Andiamoci:
 è Dio che viene ad amarci.
Lasciamolo fare.

giovedì 14 luglio 2011

Dio non affida nulla al caso

Contemplazione nelle strade
di Madeleine Delbrêl
(da Noi delle strade)

...Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito, ma c’è uno
Spirito che soffia in tutti i luoghi....

L’obbedienza
Noialtri, gente della strada, sappiamo benissimo
che sino a quando la nostra volontà sarà viva
non potremo amare davvero il Cristo.
Noi sappiamo che solo l’obbedienza potrà fondarci in questa morte.
E invidieremmo i nostri fratelli religiosi se non riuscissimo anche noi a morire, ogni istante, un po’ di più.
Le piccole circostanze della vita sono dei « superiori » fedeli. 
Non ci lasciano un attimo,
ed i «sì» che dobbiamo dir loro si succedono gli uni agli altri.
Quando ci si abbandona ad esse senza resistenza,
ci si ritrova meravigliosamente liberati da se stessi.
Si galleggia nella Provvidenza come un turacciolo di sughero nell’acqua.
E non facciamo gli orgogliosi:
Dio non affida nulla al caso;
le pulsazioni della nostra vita sono sconfinate,
perché egli le ha volute tutte.
Ci afferrano dall’attimo del risveglio. 
Il trillo del telefono.
La chiave che gira male nella toppa.
L’autobus che non arriva, che è zeppo,
o che se ne va senza aspettarci.
Il nostro vicino di sedile che occupa tutto il posto, il vetro che vibra fino a stordirci.
E’, ancora, l’ingranaggio della giornata:
una pratica che ne chiama un’altra, un certo lavoro che non abbiamo scelto.
E’ il tempo con le sue variazioni raffinate
perché assolutamente pure da ogni volontà umana.
E’ l’avere freddo o avere caldo, l’emicrania o il mal di denti.
La gente che si incontra. e conversazioni che i nostri interlocutori scelgono.
Il signore maleducato che ci urta sul marciapiede.
Le persone che hanno voglia di perdere tempo e che ci acchiappano.
L’obbedienza, per noi, gente della strada, 
è piegarci alle manie della nostra epoca quando sono senza malizia.
È avere i vestiti di tutti, le abitudini di tutti, il linguaggio di tutti.
È, quando si vive in parecchi,
dimenticare di avere un gusto e lasciar le cose al posto che gli altri han dato loro.
L’esistenza diventa così una specie di grande film al rallentatore.
Non ci dà la vertigine.
Non ci fa ansimare.
Corrode a poco a poco, fibra per fibra, la trama dell’uomo vecchio,
una trama non più raccomandabile e che bisogna rinnovare totalmente.
Quando ci saremo abituati a consegnare la nostra volontà all’arbitrio di tante piccole cose,
non troveremo più difficile, all’occasione,
fare la volontà del nostro caposervizio, di nostro marito, dei nostri genitori.
Allora possiamo sperare che ci sia facile anche la morte.
Non sarà una cosa grande,
ma una successione di piccole sofferenze ordinarie accettate una dopo l’altra.

mercoledì 13 luglio 2011

la solitudine non sia l’assenza del mondo ma la presenza di Dio

Contemplazione nelle strade
di Madeleine Delbrêl
(da Noi delle strade)

....Noialtri, gente della strada, crediamo con tutte le nostre forze che questa strada, che questo mondo dove Dio ci ha messi è per noi il luogo della nostra santità...

Solitudine
A noi gente della strada sembra che la solitudine
non sia l’assenza del mondo
ma la presenza di Dio.
E’ l’incontrarlo dovunque che fa la nostra solitudine.
Essere veramente soli è, per noi, partecipare alla solitudine di Dio.
Egli è così grande che non lascia posto a nessun altro, se non in lui.
Il mondo intero è come un faccia a faccia con lui dal quale non possiamo evadere.
Incontro della sua causalità viva dove le strade si intersecano accese di movimento.
Incontro con la sua orma sulla terra.
Incontro della sua Provvidenza nelle leggi scientifiche.
Incontro del Cristo in tutti questi «piccoli che sono suoi»:
quelli che soffrono nel corpo,
quelli che sono presi dal tedio,
quelli che si preoccupano,
quelli che mancano di qualcosa.
Incontro con il Cristo respinto, nel peccato dai mille volti.
Come avremmo cuore di deriderli o di odiarli, questi infiniti peccatori ai quali passiamo accanto?
Solitudine di Dio nella carità fraterna:
il Cristo che serve il Cristo;
il Cristo in colui che serve,
il Cristo in colui che è servito.
L’apostolato come potrebbe essere per noi una dissipazione o uno strepito?

martedì 12 luglio 2011

niente di necessario...Il silenzio non ci manca,

Contemplazione nelle strade
di Madeleine Delbrêl
(da Noi delle strade)
Noi delle strade...

Noi crediamo che niente di necessario ci manca. 
Perché se questo necessario ci mancasse Dio ce lo avrebbe già dato.

Il silenzio
Il silenzio non ci manca,
perché lo abbiamo.
Il giorno in cui ci mancasse, significherebbe che non abbiamo saputo prendercelo.
Tutti i rumori che ci circondano fanno molto meno strepito di noi stessi.
Il vero rumore è l’eco che le cose hanno in noi.
Non è il parlare che rompe inevitabilmente il silenzio.
Il silenzio è la sede della Parola di Dio,
e se, quando parliamo, ci limitiamo a ripetere quella parola, non cessiamo di tacere.
I monasteri appaiono come i luoghi della lode e come i luoghi del silenzio necessario alla lode.
Nella strada, stretti dalla folla,
noi disponiamo le nostre anime come altrettante cavità di silenzio
dove la Parola di Dio può riposare e risuonare.
In certi ammassi umani dove l’odio, la cupidigia, l’alcool segnano il peccato,
conosciamo un silenzio di deserto e il nostro cuore si raccoglie
con una facilità estrema perché Dio vi faccia squillare il suo nome:
«Vox clamans in deserto».

lunedì 11 luglio 2011

Costoro amano il loro uscio che si apre sulla via... niente di necessario ci manca

Questi testi di Madeleine verranno pubblicati a pezzi ogni giorno. Sono molto intensi. Ci possono aiutare molto se li lasciamo entrare nelle profondità della nostra anima. Non ha importanza se noi viviamo nelle strade, importante che strada non sia la nostra anima: il seme cade....

Contemplazione nelle strade
di Madeleine Delbrêl
(da Noi delle strade)
Noi delle strade.

Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito,
ma c’è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi.
C’è gente che Dio prende e mette da parte.
Ma ce n’è altra che egli lascia nella moltitudine,
che non «ritira dal mondo».
E’ gente
che fa un lavoro ordinario,
che ha una famiglia ordinaria o
che vive un’ordinaria vita da celibe.
Gente che ha malattie ordinarie, e lutti ordinari.
Gente che ha una casa ordinaria, e vestiti ordinari.
E’ la gente della vita ordinaria. 
Gente che s’incontra in una qualsiasi strada.
Costoro amano il loro uscio che si apre sulla via,
come i loro fratelli invisibili al mondo amano la porta
che si è rinchiusa definitivamente sopra di essi.
Noialtri, gente della strada,
crediamo con tutte le nostre forze che questa strada,
che questo mondo dove Dio ci ha messi è per noi il luogo della nostra santità.
Noi crediamo che niente di necessario ci manca.
Perché se questo necessario ci mancasse Dio ce lo avrebbe già dato.

domenica 10 luglio 2011

violenza alle nostre abitudini, alle nostre pigrizie

Deserto
I nostri deserti
di Madeleine Delbrèl,
I poemetti di Alcide in La gioia di credere, Piero Gribaudi Editore, Milano


Quando ci si ama, si vuol stare insieme
e quando si è insieme ci si desidera parlare.
Quando ci si ama, è penoso
avere sempre gente intorno.
Quando ci si ama, si vuole ascoltare l'altro, solo,
senza che voci estranee ci vengano a turbare.

Per questo coloro che amano Dio
hanno sempre sognato il deserto,
per questo a coloro che l'amano
Dio non può rifiutarlo.

E sono sicura, mio Dio, che Tu mi ami
e che in questa vita così ostacolata,
stretta tutt'intorno dalla famiglia,
dagli amici e da tutti gli altri,
non può mancare quel deserto
in cui ti si può incontrare.
Non si arriva mai al deserto
senza avere attraversato molte cose,
senza essere affaticati da una lunga strada,
senza strappare i propri occhi al loro orizzonte abituale.
Si guadagnano i deserti, non si regalano.
I deserti della nostra vita, noi li strapperemo
al segreto delle nostre ore umane,
se non faremo violenza alle nostre abitudini,
alle nostre pigrizie.
E' difficile,
ma essenziale al nostro amore.
Lunghe ore di sonnolenza non valgono
dieci minuti di sonno vero.
Così è della solitudine con Te.
Ore di quasi solitudine
sono per l'anima un riposo minore
che un tuffo istantaneo nella Tua presenza.
Non si tratta di imparare l'ozio.
Bisogna imparare a essere soli
ogni volta che la vita ci riserva una pausa.
E la vita è piena di pause,
che noi possiamo scoprire o sprecare.
Nella più pesante e grigia giornata,
quale splendida gioia per noi la previsione
di tutti questi incontri sgranati...
Quale gioia sapere che noi potremo al tuo solo volto
levare gli occhi, mentre la farinata diventerà densa,
mentre crepiterà il telefono occupato,
mentre, alla fermata, attenderemo l'autobus in ritardo,
mentre saliremo le scale,
mentre andremo a cercare,
in fondo al viale del giardino,
ciuffi di prezzemolo per condire l'insalata.
Che straordinaria passeggiata,
sarà per noi questa sera
il ritorno in metrò,
quando s'intravedranno appena
le persone incrociate sul marciapiede.
Quali "vantaggi" per te sono i nostri ritardi,
quando si attende un marito, degli amici e dei figli.
Ogni fretta di ciò che non arriva è molto spesso
il segno di un deserto.
Ma i nostri deserti hanno rudi divieti,
non fossero che le nostre impazienze
o le nostre fantasticherie vagabonde
o il nostro torpore.
Perché noi siamo fatti così,
che non possiamo preferirti senza un minimo di lotta,
e Tu, nostro Diletto,
sarai sempre messo da noi sulla bilancia
con questo fascino,
con questa ossessione logorante
delle nostre quisquilie.