lunedì 30 maggio 2011

Togliersi la testa, o per paura di pensare o per fatica di pensare, non è fare opera gradita a Dio

Qualcuno di noi forse ricorda che don Primo Mazzolari era solito dire che rimettersi totalmente, ciecamente a un uomo, per autorevole che fosse, era come dimettersi da uomo. E agli uomini della sua parrocchia puntualmente ricordava: "Quando entrate in chiesa vi togliete il cappello, non la testa".Togliersi la testa, o per paura di pensare o per fatica di pensare, non è fare opera gradita a Dio, che ha fatto dono dell'intelligenza ai suoi figli...

Oggi tra i lamenti che succede sempre più spesso di ascoltare c'è pure il risentimento contro una stagione come la nostra, in cui verità che sembravano assolute, indubitabili, immobili, agli occhi di molti non appaiono più tali e ciò crea in non pochi una sorta di spaesamento. Mi chiedo se, anziché allungare la serie delle lamentazioni sulla nequizia dei tempi, non potremmo riconoscere in questa
nuova situazione quasi un'opportunità per il nostro essere credenti: sbenda la tua intelligenza!
Sbendala, secondo l'ammonimento poco ricordato, quasi cancellato, di Gesù che invitava pressantemente a mettere in gioco tutta la nostra intelligenza, la capacità di ragionare con la propria testa, lontani da ogni pur velata forma di resa e di delega. Quel giorno alle folle, e dunque a tutti, diceva: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così succede.
E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, è così accade. Ipocriti, sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?" (Lc 12, 56-57).

Libera parola. Perché chiudere la nostra vita in una scatola? Ovvero della paura di pensare
di Angelo Casati

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