sabato 7 maggio 2011

Dio, allora, tristemente sospirando disse: Perché il mio servo mi abbandona per andare in cerca di me?


«Dio si stanca dei grandi regni, mai dei piccoli fiori», scriveva, evocando le teofanie silenziose: «Oggi lungo i sentieri nascosti, / attraverso l'ombrosa selva / invisibile a tutti, / silenzioso come la notte sei venuto, Signore... », così cantava in una delle sue opere più celebri, Gitanjali del 1913-14 (tradotta in italiano come Canti di offerta, San Paolo Edizioni 1993). Purtroppo, però, l'uomo «affonda nelle sabbie mobili della noia... / intristito in pareti strette, senza cielo aperto... / perso nelle molte strade / tra grattacieli di inutili cose». E invece dovrebbe abbandonarsi all'abbraccio divino, come egli invoca: «Lasciami solo quel poco con cui possa chiamarti il mio tutto. / Lasciami solo quel poco con cui possa sentirti in ogni luogo / e offrirti il mio amore in ogni momento». E ancora la temperie mistica di questa «piccola canna di flauto» suonata da Dio – come ama definirsi Tagore, che era anche musicista – affiora in un'altra confessione di lode: «Hai fatto prigioniero il mio cuore / nelle infinite reti / del tuo canto, o mio Signore».



Eppure la sua religiosità non si astrae dalla quotidianità che gronda di sofferenze e di ingiustizie. Citatissima è la preghiera, sempre del suo capolavoro Gitanjali, che suona così nel suo centro tematico: «Dammi la forza, o Signore, di non rinnegare mai il povero, / di non piegare le ginocchia di fronte al l'insolenza dei potenti». Esemplare è la parabola dell'aspirante asceta che decide di lasciare la sua famiglia per l'eremo e che si chiede: «Chi mi trattenne a lungo nell'illusione della vita familiare?». Dio gli sussurra: Io! «Ma l'uomo aveva le orecchie turate. Col suo bimbo addormentato al seno, la moglie dormiva placidamente. L'uomo disse: Chi siete voi che mi ingannate coi sentimenti? Una voce misteriosa mormorò: Essi sono Dio! Ma egli non intese. Allora Dio comandò: Fermati, sciocco, non abbandonare la tua casa! Ma l'aspirante asceta ancora non udì. Dio, allora, tristemente sospirando disse: Perché il mio servo mi abbandona per andare in cerca di me?».

Tagore, una voce in mano a Dio Gianfranco Ravasi scritto sul sole 24ore il 01 maggio 2011. Chi volesse leggerlo tutto linki

http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-05-01/tagore-voce-mano-082032.shtml?uuid=AaxEGRTD

Nessun commento:

Posta un commento