domenica 6 febbraio 2011

Non leggere mai neppure una parola, per apparir più dotto o più sapiente.


Contro la vana scienza del mondo  ( cap 43 dell'Imitazione di Cristo)
Figliuolo, non lasciarti sedurre dall'eleganti e sottili disquisizioni degli uomini, perchè il regno di Dio non consiste nelle parole, ma nella virtù.  Medita invece le mie parole che infiammano i cuori e illuminano le menti, eccitandone la compunzione e infondendovi varie consolazioni. 
 Non leggere mai neppure una parola, per apparir più dotto o più sapiente.  
Bada piuttosto a combattere i tuoi difetti perchè questo ti sarà più utile che non la conoscenza di molte e difficili questioni. 
Dopo aver letto e imparato molte cose, dovrai sempre ritornare a questo solo principio: Sono io che insegno la scienza agli uomini e dò ai fanciulli intelligenza più chiara di quella che possa essere loro comunicata da qualsiasi uomo.  
Quegli a cui io parlo, in breve diverrà sapiente e farà grandi progressi nello spirito.  
Guai a coloro i quali cercano di sapere dagli uomini molte cose curiose, poco curandosi di imparare la via che bisogna prendere per servirmi! Verrà il tempo in cui apparirà Cristo, Maestro dei maestri, Signore degli angeli, per ascoltare la scelta di ognuno, cioè per esaminarne la coscienza.  
Ed allora colla lampada in mano scruterà Gerusalemme e i nascondigli tenebrosi saranno illuminati e le argomentazioni umane cesseranno
Sono io che in un attimo sollevo la mente dell'umile, sino a fargli comprendere più razionalmente l'eterna verità che non se avesse studiato per dieci anni in scuole.  
Io ammaestro senza strepito di parole, senza confusione di opinioni, senza fasto di applausi, senza contrasto di dispute. Sono io che insegno a disprezzare le cose terrene e a sdegnare le presenti, a ricercare le celesti, a gustare le eterne, a fuggire gli onori, a sopportare gli scandali, a riporre in me ogni speranza, a non desiderare altro che me e ad amarmi ardentemente più di ogni altra cosa. 
 E ci fu appunto qualcuno che, amandomi intimamente, toccò il divino tanto da poter poi annunziare cose meravigliose.  
Fece maggior profitto col rinunciare a tutto che non con lo studio di sottili questioni.  
Ad alcuni però dico le solite cose , ad altri quelle speciali; ad alcuni mi manifesto dolcemente con segni e figure, mentre ad altri svelo i miei misteri con luminosa chiarezza.  
Il linguaggio dei libri è uno solo, ma non a tutti insegna le stesse cose, perchè nell'intimo di ognuno sto io, il maestro di verità, scrutatore dei cuori e conoscitore dei pensieri, che spingo all'azione, distribuendo a ciascuno ciò che credo meglio. 

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