venerdì 18 febbraio 2011

desiderio sconfinato di vita e liberazione

E dentro ogni essere umano come possibilità di un’ascesa interiore, di una seconda nascita; nella vita terrena l’uomo ordinariamente è in uno stato di sonno, di non vigilanza, di non capacità di tener gli occhi aperti alla piena realtà del mondo sensibile in cui vive...
La preghiera è quindi
aspirazione e ascesa, desiderio sconfinato di vita e liberazione dagli impedimenti che rendono impossibile la vittoria; il coronamento è l’infinita vita in Dio.
L’aspirazione è il seme;
la lotta per la sua crescita, la preghiera;
il fiore il suo compimento.
L’opera di Cristo è quella di ricollegare il seme con il fiore, di rendere comunicanti la terra e il cielo, di dissipare l’illusione dei sensi e di aprire la porta della piena realtà che nel mondo si esprime.
In questa riunificazione, l’uomo è esortato a non abbandonare per vigliaccheria, o per debolezza, il campo di battaglia. 
La vita, la verità, l’amore, la libertà patiscono violenza per essere conquistate; esse appartengono ai forti, ai coraggiosi, a coloro che non temono: «Pregate senza abbandonare la lotta!».
Nella veglia d’armi cui siamo chiamati non troveremo consolazione, ma la gioia intensa della certezza di essere in cammino verso la verità. Uscire dal mondo dell’errore e approdare a quello della verità è la grande e universale aspirazione dell’uomo; solo i forti, quelli che non abbandonano le armi, possono giungervi. Il mondo delle illusioni dal quale è necessario evadere è costituito dall’ignoranza, dall’avidità; contro di esse è necessario fortemente e serenamente combattere.
Quattro sono le avidità del corpo, della forma concreta corporea:
l’avidità di mangiare, di bere, di tener gli occhi chiusi alle proprie responsabilità di esseri coscienti, di uccidere.
Tre sono le avidità del corpo passionale: 
l’avidità di possedere, di godere, di imporsi.
Tre sono altresì le avidità della mente concreta:
l’avidità di conoscere ciò che accresce la potenza persona le, di essere considerato dai propri simili, di essere amato.
Quattro sono le avidità della mente astratta:
l’avidità di permanere nell’esistenza, come individuo o come gruppo, di essere onorato, di essere prescelto al compimento di grandi o piccole missioni, l’avidità di essere ricordato dagli uomini.
Queste quattordici avidità stendono un fitto velo di ignoranza sullo spirito; contro di esse è necessario combattere incessantemente, senza deporre le armi: «Pregate senza abbandonare la lotta»
La vita vera dell’uomo è nell’incontro con l’Assoluto, con lo Spirito in cui sono Verità e Vita. L’esistenza terrena dell’uomo non è che la via a questa Verità, a questa Vita. Se in questo vigile e intenso cammino ci verrà concesso di liberarci, anche per brevi istanti, dalle avidità, saremo spogli di ogni forma di ignoranza.
Comprenderemo quanto sia inutile agitarsi per ciò che passa, dolorare per ciò che non rimane, quanto sia inutile e vano costruire mondi che la ragione demolirà e quanto, invece, sia necessario ascendere alla conquista della vita spirituale, dove la verità si manifesta in ciò che è: la bellezza, l’unica bellezza capace d’amore, degna d’amore.
Pregate senza disertare (Giovanni Vannucci) in La vita senza fine, ed. CENS, Milano 1985;. 29a domenica del tempo ordinario, Anno C,

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