mercoledì 9 febbraio 2011

Intrecciamo nodi e leghiamo alle parole significati ambigui e poi li sciogliamo- SENECA

Quanto citerò in questo blog è  molto lungo ma spero leggibile per uscire dall'ambiguità delle parole ed avere dei pensieri semplici che governino il nostro vivere. sono tratti dalla lettera 45 a Lucilio di Seneca. Dopo essersi schernito di fronte alla richiesta dell'amico "Vorrei,", dici, "che tu mi dessi più libri che consigli." sottolineando "So che questa richiesta è dettata da benevolenza, non da un giudizio ponderato; e se pure nasce da un giudizio, te lo ha imposto la tua indulgenza." scrive con forza "Dobbiamo cercare con tutta la nostra intelligenza di non farci ingannare non tanto dalle parole, quanto dalle cose." Così nello svelamento delle ambiguità ci dà delle belle descrizioni dei nostri comportamenti.
Come distinguere l'amicizia dall'adulazione
6 Perché fare distinzione tra parole simili, da cui nessuno è tratto in inganno, se non in una disputa? È la realtà che ci inganna; qui servono le distinzioni. Noi abbracciamo il male credendolo il bene; formuliamo desideri contrari a quelli precedenti; le nostre preghiere, le nostre decisioni sono in contrasto tra loro.
7 Quanto è simile l'adulazione all'amicizia! Non solo la imita, ma la vince e la supera; trova orecchie ben disposte e pronte a recepirla, e scende nel più profondo dell'anima, resa gradita proprio da ciò che reca danno: insegnami come posso distinguerle nonostante la loro somiglianza. Mi si presenta un nemico pieno di lusinghe spacciandosi per amico; si insinuano in noi i vizi sotto l'apparenza di virtù: la temerità si nasconde sotto le spoglie del valore, l'ignavia si chiama moderazione, il vile viene considerato prudente. Questi errori di giudizio rappresentano per noi un grave pericolo: su queste false apparenze imprimi un marchio sicuro...
Le caratteristiche dell'uomo felice
9 Se vuoi sciogliere del tutto l'ambiguità delle parole, insegnaci che non è felice l'uomo definito tale dalla massa, e che dispone di molto denaro, ma quello
che possiede ogni suo bene nell'intimo e
si erge fiero e nobile calpestando ciò che desta l'ammirazione degli altri;
che non trova nessuno con cui vorrebbe cambiarsi;
che stima un uomo per quella sola parte per cui è uomo;
che si avvale del magistero della natura, si uniforma alle sue leggi e vive secondo le sue regole;
l'uomo al quale nessuna forza può strappare i propri beni,
che volge il male in bene, sicuro nei giudizi, costante, intrepido;
che una qualche forza può scuotere, nessuna può turbare;
che la sorte, quando gli scaglia contro la sua arma più micidiale con la massima violenza, riesce a pungere, e raramente, ma non a ferire;
le altre armi, con cui la fortuna prostra il genere umano, rimbalzano come la grandine, che battendo sui tetti senza causare danni agli inquilini, crepita e si scioglie...
11 Ciò che è un bene è senz'altro necessario: ciò che è necessario non è senz'altro un bene, perché sono necessarie anche cose di scarsissimo valore. Nessuno ignora a tal punto la dignità del bene da abbassarlo al livello di queste cose utili all'uso quotidiano.
L'ambiguità che non sa svelare l'inganno della vita 
12 E allora? rivolgi piuttosto le tue cure a mostrare a tutti che si ricercano con grande dispendio di tempo beni superflui e che molti hanno trascorso la vita cercando i mezzi per viverla. Esamina gli uomini singolarmente, considerali tutti insieme: ognuno vive guardando al domani.
13 Chiedi che male c'è in questo atteggiamento? Un male grandissimo. Non vivono, ma sono in attesa di vivere: rimandano ogni cosa. Anche se badassimo a tutto, la vita ci precederebbe sempre; mentre noi indugiamo, passa oltre come se appartenesse ad altri e benché finisca con l'ultimo giorno, va scomparendo giorno per giorno...(lettera 45 a Lucilio)

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