domenica 26 dicembre 2010

Sono curioso di sapere cosa avresti fatto tu se


Cristo,
sono uno studente.
Sono curioso di sapere cosa avresti fatto tu se fossi stato studente in questo momento.
Chissà da quale parte ti saresti schierato.
Con quelli che non vogliono essere molestati da nessuno, a cui tutto va bene perché vogliono finire presto gli studi per "sistemarsi"?
O con quelli che non hanno fretta di finire perché non accettano una situazione che è assurda anche agli occhi degli stessi responsabili?
Ti ricordi, Signore, di quel professore famoso che di fronte alle camere televisive, pressato dalle domande di noi studenti anticonformisti, andava dicendo: "So molto meglio di voi che questo sistema di insegnamento è già superato e assurdo. Non sono un idiota"?
E ricordi quello che noi gli abbiamo risposto: " La differenza è che lei accetta la situazione assurda e cerca di giustificarla perché è sistemato e teme di perdere il posto, mentre noi in coscienza non possiamo partecipare a uno stato di cose che voi stessi, che ne siete i responsabili, dare per scontato che sia disumano e superato"?
Da quale parte ti saresti schierato?
Dalla parte del professore o dalla nostra?
Dalla parte di quelli che difendevano il professore o di noi che lo attaccavamo?
Perché tu non sei nato per essere diplomatico e non hai avuto paura di comprometterti. Accetta come una nostra preghiera le domande a cui nessuno vuol dare risposta.
Perché ci obbligano a perdere un terzo della nostra vita a studiare non per sapere ma per "essere promossi"?
A studiare non quello che ci piacerebbe sapere ma quello che alla società interessa che sappiamo?
Non quello che ci servirebbe conoscere per conoscere meglio l’uomo e per comunicare meglio con lui, ma quello che ci servirà a illuderlo e a ingannarlo?
Non quello che sarebbe più utile per tutti ma quello che ci conviene di più?
Perché passano gli anni ad insegnarci quello che hanno detto e fatto i nostri antenati (se almeno ci dicessero la verità!) e lasciano così poco tempo alla nostra espressione personale?
Perché ci obbligano a vivere sempre di rendita se sentiamo la vocazione di essere creatori?
Una ragazzina invece di imparare a memoria una poesia di Leopardi che non le piaceva e che non capiva fece una poesia da sé.
Il professore la punisce e la sospende: "Questa poesia non è di Leopardi".
"Certo, è mia e mi piace di più!".
E avrebbe potuto aggiungere: "Se Leopardi si fosse contentato di imparare a memoria le poesia degli altri non avrebbe mai scritto le sue".
La ragazzina aveva dodici anni.
Come quanto tu hai scandalizzato i dottori nel tempio di Gerusalemme.
Ma essi furono meno ipocriti, più umani: "Si meravigliarono della tua sapienza".
A te ti hanno condannato soltanto quando hai messo in pratica la tua sapienza creativa.
A noi ci castrano proprio nell’attimo stesso della creazione. Tu almeno sei stato riconosciuto e ascoltato quando, uscendo dagli schemi degli altri, hai dato la tua interpretazione della scrittura.
Per questo si sono meravigliati perché hai detto qualcosa di nuovo, di tuo, senza ripetere i disco degli altri.
Oggi tutto è peggiorato.
Si parla di più della libertà masi costruiscono più chiavi per tutte le porte.
Pensare con la propria testa risulta sempre più pericoloso.
Creare non è più un attributo che ci accomuna al divino ma passaporto per l’isolamento, la scomunica, l’esilio, l’ostruzionismo, la fame o la clinica psichiatrica.
A te ti ammiravano, a noi ci di disprezzano. A scuola e in famiglia.
Nasce un grande pittore, un grande musicista, un grande medico, un grande poeta che non ha titoli perché ha creato per conto suo e diciamo: "Cero, è un genio".
Però non chiediamo se non è forse un genio perché non è stato allineato dalla scuola.
Non ci chiediamo se è un genio chi crea qualcosa di diverso dagli altri e senza mezzi, o se al contrario non esistono più geni perché non gli si permette più di realizzarsi e di sviluppare tutta la propria forza creativa.
Non sarebbe meglio chiamare normali quanti riescono a essere se stessi e anormali quanti sono solo un prodotto degli altri, che non riusciranno mai a pronunciare la propria parola originale?
Cristo,
non vogliamo distruggere la scuola, l’università.
Vogliamo solo una scuola che non ci distrugga tutti,
che non alieni la nostra originalità;
che ci aiuti a scoprire e a mettere in cammino la carica ideale che ogni uomo ha dentro di sé quando si sveglia alla vita.
Vogliamo la scuola dell’uomo e non la l’uomo della scuola.
Vogliamo che sia riconosciuta la scuola della vita che è la prima e la migliore.
Vogliamo una scuola senza titoli e senza esami.
Senza professori e senza alunni,
una scuola di vita veramente umana in cui ognuno mette a disposizione degli altri il suo pezzo di sapienza,
una scuola dove si crea insieme, come insieme si mangia a tavola, insieme si gioca e insieme si piange e si ride.
Vogliamo che tu torni a ripetere al mondo, anche alla tua chiesa "che nessuno deve chiamarsi maestro, né padre".
Tu, l’unico vero maestro della storia non sei mai stato "dottore della legge".
Sei stato sempre te stesso, il meglio di te stesso.
Per questo hai permesso senza paure e senza invidie che gli altri fossero anche loro se stessi.
Per questo hai affermato con naturalezza e senza nostalgie a quanti vivevano con te: "Farete cose migliori di quelle che io ho fatto".
Juan Arias, Preghiera nuda

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