mercoledì 1 dicembre 2010

Non son tanto io che ho fatto il mio libro, quanto il mio libro che ha fatto me

Note: 2 tomi - A cura di Fausta Garavini con l'aggiunta del saggio di Sergio Solmi "La salute di Montaigne"
Caratteristiche: rilegato, in cofanetto, con sovraccoperta

Note di Copertina
"Non conosco libro più calmo, e che disponga maggiormente alla serenità" scrisse Flaubert dei "Saggi", e certo, tra i grandi libri in cui si è espressa la cultura occidentale, non molti sono quelli che presentano altrettanto immediata l'impronta di uno spirito sereno, coordinatore sovrano e misurato di un'infinita e fluttuante varietà di contenuti. Sorretta da una curiosità che non si arresta davanti a nulla, l'indagine serrata (se pure niente affatto sistematica) che Montaigne conduce nel suo libro vede i suoi risultati ridotti a un'unica costante che è lo studio di sé, delle proprie humeurs et conditions, e attraverso di esso arriva alla rappresentazione dell'uomo "dipinto per intero, e tutto nudo". Persuaso che tutto sia stato detto e preoccupato di dimostrare che lo spirito umano rimane sempre simile a se stesso, egli giunge, paradossalmente, alla conclusione che nulla può dirsi che sia certo, se non che tutto è incerto. Questo gli apre le porte per un viaggio senza fine all'interno di se stesso, solo soggetto possibile della sua ricerca perché il solo verificabile mediante l'esperienza diretta e, in fondo, il solo interessante per lui: "lo oso non soltanto parlare di me, ma parlare soltanto di me...". Le parti sono così rovesciate; l'uomo non deve accettare una linea di condotta precostituita, anche se resa venerabile da una tradizione solida e ormai acquisita, né districare nella selva di dottrine contraddittorie quella che gli serva come filo conduttore per la propria vita; egli deve piuttosto esprimere un modo di vita che si propone appunto di essere peculiare e unico. Questa accanita, quasi puntigliosa reductio di tutta la cultura precedente è stata indubbiamente la grande scoperta di Montaigne, e quella che ha fatto dei "Saggi" un punto fermo nella storia della cultura occidentale. Il libro è sì la grande summa in cui vengono esposte, criticate, parzialmente accettate o respinte con stupefacente libertà di giudizio le teorie tradizionali più generalmente accolte, il grande serbatoio attraverso cui fluisce lo spirito classico e in cui si raccolgono, filtrate, tutte le principali correnti del pensiero antico, ma soprattutto è la prima grande rappresentazione moderna dell'uomo nella sua condizione tutta umana, sradicata, parrebbe, dal suo rapporto esistenziale con la totalità - ma non da quello con la Natura -, dell'uomo come unico punto di riferimento per ogni azione e ogni giudizio. L'uomo di Montaigne, questo soggetto "vano, vario e ondeggiante", non è più l'eroe che cerca di superare la propria condizione in uno sforzo tragico o mistico, ma l'uomo nuovo, l'honnéte homme, che accetta se stesso, le sue potenzialità e i suoi limiti. I "Saggi" sono perciò il primo grande sforzo, pienamente consapevole, di fare dell'indagine psicologica e morale la sostanza stessa dell'attività letteraria, giacché il chiarire a se stessi per mezzo della parola le proprie "fantasie informi" diventa in realtà un modo di vivere più compiutamente: "Non son tanto io che ho fatto il mio libro, quanto il mio libro che ha fatto me, libro consustanziale al suo autore, di un'utilità personale, membro della mia vita...".
Di questo testo, scritto in una lingua cinquecentesca estremamente ricca e complessa, l'edizione a cura di Fausta Garavini offre per la prima volta al lettore italiano una traduzione condotta con criteri filologici e stilistici rigorosi, corredata di numerose note e ampie appendici (un profilo biografico, uno studio sulla lingua di Montaigne, una bibliografia ragionata, un indice delle citazioni e dei nomi), e a cui è premesso il celebre saggio di Sergio Solmi, La salute di Montaigne.

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