venerdì 10 dicembre 2010

dare le ragioni non significa imporre le proprie ragioni

Questa sera (8 dicembre 2010) ho assistito alla trasmissione Matrix. Sapevo che vi avrebbero partecipato Pino Ciociola, Fabio Cavallari e Massimiliano Tresoldi. Hanno saputo dare le ragioni della loro posizione. Anche la Sen. Binetti. Due frasi mi hanno colpito. Fabio ha detto: «Voler vivere non fa notizia», mentre il professor Alberto Zangrillo parlando di Eluana ha detto: «È stata uccisa».
È un dialogo da riprendere Ricordo di aver incontrato una volta questo pensiero di Max Scheler, filosofo su cui si era esercitato Giovanni Paolo II (cito a senso): “non esiste l’ateo, perché la ragione si esprime sempre in termini assoluti. Quindi o riconosce l’assoluto come realtà a cui tende - e quindi è in posizione religiosa - oppure attribuirà le caratteristiche di assoluto ad un particolare, e sarà quindi propriamente idolatra”. Che è come dire, credo, che il relativista è tale rispetto alla posizione altrui, mentre assolutizza il pensiero proprio. Per accorgersene spesso basta tentare un dialogo con costoro: non accettano che tu possa dire che esiste la verità, infatti l’unica è la loro, “relativisticamente” affermata (quando non imposta, ma ciò dipende dalle circostanze).

Riflettevo su queste cose leggendo il commento di Donata Righetti, su “Il Giorno” del 7 dicembre 2010, sulle posizioni espresse dalla senatrice Paola Binetti a proposito del suicidio di Mario Monicelli. Premetto che, come sapranno i lettori del sito CulturaCattolica.it, con la Binetti non ho avuto molto “feeling”: acqua passata, certo, ma senza che ci siano stati cambiamenti.

È stata accusata – lo dico con le mie parole - di voler imporre la sua visione della realtà, atto questo gravemente lesivo della libertà di ciascuno di fare, della propria vita, ciò che vuole, e di comunicare i propri pensieri come se fossero “la” verità. Dice infatti la giornalista: “Provoca una sensazione di sgomento la violenta assenza di sensibilità e di misura con cui alcuni personaggi sono convinti di avere il diritto di accanirsi sulle scelte altrui, colpisce la feroce intrusione nelle decisioni più terribili e private da parte di chi trasforma grumi feroci di sofferenza in punti di polemiche. Nei pressi del recinto sacro della morte le consuete risse della politica dovrebbero lasciare il posto a riflessioni caute, a toni sommessi... Capita che alcuni politici vogliano assumersi il ruolo di giudici assoluti sguainando la spada dell’intransigenza e affondandola nel dolore altrui.”

È un vero peccato che quanto denunciato dalla Righetti vale in un certo modo per tutti, altrimenti, perché scrivere? Perché parlare? Certo, dare le ragioni non significa imporre le proprie ragioni! Ma se non ne hai, perché parli o scrivi? Il punto non è avere certezze, ma a comunicarle rispettando l’interlocutore.

Mi viene sempre in mente quanto il grande costituzionalista J. Weiler diceva a proposito di Giovanni Paolo II: la sua enciclica più bella (detto da lui, ebreo praticante e credente) è stata la Redemptoris Missio. La ragione? Perché dichiarava con onestà la propria intenzione, senza nascondersi, lasciando, come ovvio, la libertà all’interlocutore di dissentire.

Tutto questo mi fa nascere nel cuore il grande desiderio che tra uomini si diano le ragioni, senza settarismi né schematismi, dicendo, come si suol dire, “pane al pane…”.

Marx ci aveva insegnato che l’ideologia è quel pensiero che nasconde le proprie intenzioni. Di ideologia si muore, e prima si soffoca. Auguriamoci di saper raccontare e testimoniare la verità che abbiamo incontrato, senza falsi complessi, e rifiutando quella menzogna (così politically correct) che non sa riconoscere la realtà delle proprie intenzioni, né tanto meno dichiararla, attribuendosi la patente di oggettività.

Ci ricorda Gesù, e lo possiamo affermare “laicamente”: “La verità ci farà liberi”.
Autore: Mangiarotti, Don Gabriele  Curatore: Leonardi, Enrico
Fonte: CulturaCattolica.it

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