mercoledì 15 settembre 2010

costretto a rendersi conto di quanto siano equivoche, nel nostro mondo, le parole

Chi pratica le parole, e con passione, come confesso è il mio caso, diventa, quanto più dura tale pratica, sempre più pensoso, perché è costretto a rendersi conto di quanto siano equivoche, nel nostro mondo, le parole.
Appena si siano pronunciate o scritte ecco si trasformano, addossandola chi le ha scritte o pronunciate una responsabilità che solo raramente egli è in grado di portare.
Chi scrive o pronuncia la parola 'pane' non sa che cosa ha fatto: si sono combattute guerre per questa parola, essa ha provocato omicidi, porta in sé una eredità formidabile, e chi la scrive dovrebbe sapere quale eredità porta e di che metamorfosi sia capace.
Se noi, consapevoli dell'eredità insita in ogni parola, esaminassimo i nostri vocabolari, studiassimo questo catalogo della nostra ricchezza, scopriremmo che dietro ogni parola si nasconde un mondo, e chi pratica le parole, come fa chiunque redige una notizia giornalistica o mette in carta il verso di una poesia, dovrebbe sapere che mette in moto dei mondi, che scatena forze polivalenti: quello che può consolare uno può ferire a morte un altro.
  La lingua baluardo della libertà di Heinrich Böl

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