domenica 15 agosto 2010

Troppe persone sono incapaci di fidarsi non solo di Dio, ma perfino di chi li ama, dei propri sentimenti o della vita che hanno dentro.

Donne che danzano e uomini che lottano
don Marco Pedron  
Assunzione della Beata Vergine Maria (Messa del Giorno) (15/08/2010)
Vangelo: Lc 1,39-56   Clicca per vedere le Letture (Vangelo: Lc 1,39-56)
Continua...La gioia della vita nasce da questo sentirsi condotti da Dio, da qualcosa di più profondo. Maria dev'essere stata una donna piena di difficoltà (il fatto stesso di avere come figlio uno come Gesù dev'essere stato un bel problema per lei!) ma può gioire perché può prendere le distanze dalle cose, può lasciare che i problemi stiano lì, può dimenticarsi per un po' di tutto ciò che la tormenta e gioire di ciò che accade. Gioire, celebrare una festa, lasciarsi andare alla felicità, vuol dire potersi distaccare e non ruotare sempre attorno a me stesso, ai problemi e alle difficoltà, e poter vedere tutto da un punto di vista diverso. Quando torno a casa dal lavoro devo staccarmi da tutte le beghe vissute prima, altrimenti ruoto sempre attorno a me, non c'è spazio per altro. Quando qualcosa non va devo staccarmi dal pensiero fisso su come finirà, su che soluzione avrà, su cosa io posso fare, sulla paura che mi incute: devo lasciarla lì, la prenderò a suo tempo. Se Maria non si fosse staccata da tutte le sue difficoltà non avrebbe potuto che essere una donna angosciata, isterica o depressa come molte del nostro tempo. E invece sapeva prendere le distanze dai problemi; e invece sapeva fidarsi di ciò che non capiva; e invece sapeva guardarsi da altri punti di vista e per questo cantava e danzava.
Sappiamo tutti che nella vita c'è dolore. Ognuno di noi lo ha provato per la perdita di qualcuno che ama, per la perdita delle proprie capacità a causa di un incidente o una malattia, per la delusione delle proprie speranze. Ma come il giorno non esiste senza la notte, né la vita senza la morte, la gioia non può esistere senza il dolore. Nella vita c'è sofferenza così come piacere, ma possiamo accettare la sofferenza finché non ci siamo intrappolati dentro. Possiamo accettare la perdita se sappiamo di non essere condannati a soffrire per sempre. Possiamo accettare la notte perché sappiamo che il giorno spunterà e possiamo accettare il dolore quando sappiamo che tornerà la gioia. Ma la gioia può sprigionarsi solo quando il nostro spirito è libero. Troppe persone sono state spezzate; troppe persone sono così incatenate nei loro pensieri drammatici e persecutori per cui non c'è e non ci sarà spazio per la gioia. Troppe persone sono incapaci di fidarsi non solo di Dio, ma perfino di chi li ama, dei propri sentimenti o della vita che hanno dentro. Molte persone non si sarebbero mai sognate in situazioni simili ad agire come hanno fatto Maria o Elisabetta: "Non è opportuno; non sono mica pazzo; non è conveniente; ma che modi sono questi!".

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