domenica 15 agosto 2010

Maria non drammatizza...Lui sapeva tutto e questo bastava per non angosciarsi

Donne che danzano e uomini che lottano
don Marco Pedron  
Assunzione della Beata Vergine Maria (Messa del Giorno) (15/08/2010)
Vangelo: Lc 1,39-56   Clicca per vedere le Letture (Vangelo: Lc 1,39-56)
Continua...Il brano del vangelo è contrassegnato da una gioia irrefrenabile: le donne si salutano, (40), il saluto smuove il sentimento e riempie di vita (41); Elisabetta urla (42-45), Maria canta (46-55). A ben pensarci queste due donne non hanno proprio niente di cui rallegrarsi, gioire (o comunque noi vivremmo così quella situazione!): Zaccaria è stato punito ed è muto e sua moglie Elisabetta, anziana, è incinta; Maria è incinta senza conoscere uomo e deve affrontare il giudizio della gente, il pericolo della morte per lapidazione, l'onta di essere incinta prima del matrimonio, le perplessità di Giuseppe e deve fidarsi, basandosi sulle parole di un angelo, che quel figlio che aspetta è il Figlio di Dio. Non c'è proprio niente per cui stare allegri, non c'è proprio nulla da cantare, da danzare…
Ma queste sono donne la cui caratteristica è la totale assenza del drammatico. Maria non drammatizza, non si dispera (pur essendocene motivo), non si angoscia e così annulla il dramma della situazione (che drammatica lo è!).
Quante volte nella nostra vita il drammatico abita i nostri giorni: allora sembra la fine, sembra la cosa peggiore del mondo, sembra la cosa più grave che ci possa essere e la disgrazia più grande che ci possa capitare. Tua figlia è rimasta incinta ma non è ancora sposata: dramma. Il tuo vicino di casa ha sparlato di te in paese: dramma. Tuo figlio è stato bocciato a scuola: dramma. Un amico prete si è sposato: dramma. Un piccolo battibecco in ufficio, uno che ti ha fatto uno sgarbo, uno che ti "è passato davanti": dramma. Mi viene cambiata la mansione al lavoro, arriva un nuovo collega, cambio di parrocchia: dramma. Succede un inconveniente con l'auto, si brucia qualcosa finché cucinavo: dramma.
Alcune persone vivono la vita in maniera drammatica, angosciate, disperate, un po' perché lo vogliono loro. Ogni situazione viene amplificata, ingigantita; un problemuccio diventa la fine del mondo, una difficoltà diventa l'irreparabile, l'irrisolvibile. Tutto è problema, tutto è angoscia, tutto è grave.
Un giorno mia madre ebbe un attacco isterico perché presi un brutto voto a scuola (cosa che succedeva raramente): "Gravissimo!", mi disse. Ma che gravissimo, vediamo di non ingigantire la realtà. E ci stette male per molti giorni. Quante volte si sente dire in giro: "Non potevi farmi una cosa peggiore; questa cosa è imperdonabile; è tragico ciò che hai fatto". Di fronte alla vita c'è un'esasperazione delle situazioni, siamo drastici, siamo eccessivi. Così ogni giornata sembra lo sbarco di Normandia, un pericolo, un'ansia terribile, un'impresa titanica. Vivendo così anche un dosso sembra l'Everest: ma che vita è? Ma perché dover distruggersi sempre dalla fatica?
"Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai; la fiamma non ti potrà bruciare; poiché io sono il Signore tuo Dio, il tuo Salvatore... Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo" (Is 43,1-4). Maria ed Elisabetta sono donne totalmente donate al Signore della Vita, perché hanno saputo vedere ogni istante non con i loro occhi ma con gli occhi di Dio. In contesti e avvenimenti così duri e ostici non sono rimaste nella periferia dei fatti, nel bordo, guardando solo ciò che si vedeva con il primo sguardo, la prima impressione, scorgendone solo l'orrore, la difficoltà o la durezza. Con-fidavano in Dio e si sono abbandonate a Lui e quando tutto sembrava negativo hanno continuato a confidare e a fidarsi. E quando tutto sembrava irreversibile hanno continuato a lasciar fare a Lui che da lassù vede molto meglio di noi. E non si sono date troppo pena, non hanno drammatizzato le situazioni: magari non capivano (2,19) ma sapevano che Lui sapeva tutto e questo bastava loro per non angosciarsi.
Donne che si sono fidate, donne che si sono sentite amate, donne che hanno detto: "Avvenga di noi quello che tu vuoi, ci sei Tu, non c'è d'aver paura" (1,38), donne, insomma, che hanno con-fidato in Dio e non in se stesse o nell'apparenza. E non drammatizzando neppure situazioni realmente complesse, difficili e articolate, hanno vissuto la danza della vita, hanno potuto cantare di gioia, hanno potuto essere piene di felicità
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