lunedì 26 luglio 2010

Ringraziamento

Devo molto
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore non perdonerebbe mai.

Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi su ogni atlante.

E' merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

«Non devo loro nulla» -
direbbe l'amore
su questa questione aperta.

La stazione

Il mio arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.

Eri stato avvertito
con una lettera non spedita.

Hai fatto in tempo a non venire
all'ora prevista.

Il treno è arrivato sul terzo binario.
E' scesa molta gente.

L'assenza della mia persona
si avviava verso l'uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.

A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.

Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.

La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.

L'insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.

E' avvenuto perfino
l'incontro fissato.

Fuori dalla portata
della nostra presenza.

Nel paradiso perduto
della probabilità.

Altrove.
Altrove.
Come risuonano queste piccole parole.
Wislawa Szymborska 
Poesia minimalista, ironica, molto riflessiva, impulsiva, lieve. Poesia drammatica, ma mai enunciata in modo drammatico. Sapiente. Mai virtuosistica. La poesia della Szymborska - che, per la prima volta in Italia, ha letto i suoi versi in un attentissimo e affollato teatro romano - è anzitutto poesia di qualcuno che ha qualcosa da dire.

Una poesia, sottolinea il traduttore Pietro Marchesani, fortemente capace di interrogarsi sull'esistenza, e nella quale «traspare un forte senso degli 'altri', un compatire, un tacito trapassare dall' 'io' al 'noi'. Tale compatire evita il rischio del pathos grazie alla levità e al mai sopito stupore con cui la Szymborska si accosta al reale.»

Una leggerezza mentale, alla quale si unisce una lingua semplice e molto musicale; di quella semplicità costruita con il rigore, di quella musicalità che risuona moderna. E portatrice, da qualche parte, delle ombre di un tempo sprofondato nelle macerie. (cb)http://www.prom.it/rainews/rubrica/libri/incontro.asp?id_info=3641

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