domenica 18 luglio 2010

L’uomo non può essere a lungo felice se non attinge alle sorgenti della vita spirituale, celate nelle profondità dell’anima.

.. Gli uomini del mondo hanno dimenticato le gioie del silenzio e la pace della solitudine che pur sono necessarie, in qualche misura, alla pienezza della vita umana. Non tutti sono chiamati ad essere monaci, ma tutti abbisognano di quel tanto di silenzio e di solitudine che permetta loro di avvertire, almeno di tanto in tanto, nel profondo, la segreta voce del loro più vero essere. Quando non si ode quella voce, quando uno non raggiunge quella pace spirituale che viene dalla perfetta identificazione con quel che uno davvero è, la vita rimane misera, faticosa. L’uomo non può essere a lungo felice se non attinge alle sorgenti della vita spirituale, celate nelle profondità dell’anima. Se uno è sempre via da quella che è la sua vera casa, chiuso fuori dalla sua solitudine spirituale, non è più una vera persona. Non vive più da uomo, e nemmeno diventa un vero animale; piuttosto una specie di automa, che funziona ma senza gioia, perché ha perso tutta la spontaneità. Non è più mosso dal di dentro, costui, ma dal di fuori; non decide più niente da sé, lascia che si decida per lui; non domina più il mondo esterno, ne è dominato. È spinto attraverso la vita da una serie di urti con il mondo esterno; la sua vita non è più quella di un essere umano, ma l’esistenza di una palla da biliardo vivente, di un essere senza scopo, senza più segno di alcun vitale rapporto con la realtà.
Nel proporre come esempio di santità della vita monastica, la Chiesa non vuole soltanto accusare il mondo e mortificarlo per la sua iniquità. La Chiesa è madre affettuosa e .. vuole aiutare gli uomini a progredire e ad essere felici; non intende ... punirli e privarli di quel poco di gioia e di vitalità che conservano ancora nell’anima. La vita monastica perciò deve essere vista come una testimonianza della purezza e della fecondità della vita della Chiesa; è soprattutto in questo senso che il monachesimo manifesterà sempre le inesauribili riserve di santità di cui la Chiesa dispone. Perché santità e vita sono la medesima cosa: la santità è il particolare valore di quella vita che viene all’anima direttamente da Dio, è la vita vissuta nella sua pienezza, in unione con il Dio vivente. Essa conduce alla loro perfezione tutte le più profonde risorse della natura umana ed alleva l’uomo alla perfezione della vita soprannaturale e all’unione mistica
 .Come già Mosè, nella solitudine del monte Horeb, condusse il suo gregge nei luoghi più segreti del deserto, e là vide il cespuglio fiammeggiante e udì la Voce che parlava e dalla Voce apprese l’inesprimibile e Santo Nome di Dio, così anche il monaco si addentra nel deserto del silenzio e della perfetta solitudine per trovarvi Dio. Là egli trova il "cespuglio fiammeggiante" - il suo stesso spirito - che arde del fuoco di Dio, senza esserne mai consumato. ... Dio è il Dio Vivente, che arde come un’intangibile fiamma nella sostanza del nostro stesso spirito che da Lui trae vita. Questo Dio possono conoscerlo solo le anime che ardono di fuoco divino. La Fiamma di Dio è la Fiamma stessa della vita, dell’Essere infinito, dell’assoluta Realtà. Solo quelli che hanno abbandonato ogni menzogna, ogni illusione, ogni inganno e tutto ciò che non è reale lo conoscono. Ma più ancora, essi devono abbandonare sé stessi. E nel levarsi di là da sé stessi, essi divengono sé stessi più perfettamente, non più in sé stessi, ma in Lui la voce che costoro odono non è più allora la voce di un’intuizione filosofica, non più l’eco delle parole della divina rivelazione, ma la stessa sostanza della Realtà, la Realtà non come concetto, ma come Persona: "Io sono Colui che è".
"E tu anche, chiunque sia che abiti in solitudine e fai vita eremitica o cenobitica, come avrai raccolto le pecorelle dei tuoi semplici pensieri e degli umili affetti nell’intimo segreto della devota intenzione, subito vedrai illuminarsi di divino splendore il roveto della tua miseria che per l’innanzi non ti ha germinato che triboli e spine; e comincerai a glorificare e portare Dio nel cuore e nel corpo tuo. Egli è infatti quel fuoco divino che non brucia, ma illumina; non consuma, ma risplende..., è il roveto che arde e non brucia, è la natura umana che arde nel fuoco del divino amore, pur rimanendo integra e illesa".
(Testo tratto da uno scritto di Thomas Merton)

 




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