sabato 12 giugno 2010

Scrivere riunisce le due gioie: parlare da solo e parlare a una folla. [Cesare Pavese - Il mestiere di vivere]

Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto. [Italo Calvino - Se una notte d'inverno un viaggiatore]

A cosa serve ricordare? O meglio (è bene che formuli la domanda in altra maniera), che senso ha ricordare? Me lo chiedo soprattutto quando il punto di vista non muove dal semplice ritorno di un passato mai risarcito (o magari dall'urgenza di cercarne il senso, spesso impossibile da decifrare), bensì da una specie di misercordia delle cose, che mi spinge a leggere in ciò che non è stato quello che vorrei fosse accaduto, o non accaduto, o - meglio ancora - trasfigurato a mia immagine e somiglianza.
Dovrei fare mente locale sul fatto che, molto spesso, non sono (stata) protagonista del mio passato, nel senso che ho visto - sì - il tempo (tra)scorrermi addosso, ma in quel presente (che non è più) non avevo affatto l'esatta percezione che "qualcosa" stesse per accader(mi)e.
Quindi è inutile che io cerchi delle trame precise, laddove esiste solo un indistinto territorio scarsamente esplorato.
L'indagine à rebours, infatti, mi restituisce spesso una brughiera brontiana dove il vento non si placa, e dove il deserto dell'esistere è intervallato solo da qualche sorriso di uomo, da qualche foto da associare ad un volto, da qualche lontana e imperfetta memoria che ha il profumo dolce e amaro dell'abbandono.
...Lo ammetto, mi è capitato a volte di cospirare col tempo, ho cercato di corromperlo perché mi riservasse una pietosa bugia. Non ho avuto scrupoli a farlo: perché ne avevo bisogno.
inserito da Clelia Mazzini


La vita cambia in fretta. La vita cambia in un istante. Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita.

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