lunedì 7 giugno 2010

Nutrita di preghiere brevi

Nel contesto della nostra cultura verbosa è significativo osservare che i Padri del deserto ci dissuadono dall'usare troppe parole: «Alcuni domandarono all'abate Macario: 'Come dobbiamo pregare?'. Egli rispose: "Non è necessario balbettare qualcosa, quanto piuttosto tendere le mani e dire: Signore, come vuoi e come sai, abbi pietà di me". Se invece interviene una tentazione, dire: "Signore aiutami!". Egli sa che cosa è bene ed ha misericordia di noi».
Come possiamo noi, che non siamo monaci e non viviamo nel deserto, praticare la preghiera del cuore? E in che modo la preghiera del cuore può trasformare il nostro ministero quotidiano?
La risposta a queste domande sta nella formulazione di una precisa disciplina, una regola di preghiera.
Vi sono tre caratteristiche della preghiera del cuore che possono aiutarci a enunciare questa disciplina:
- la preghiera del cuore si nutre di preghiere brevi e semplici
- la preghiera del cuore è incessante;
- la preghiera del cuore è onnicomprensiva.

Nutrita di preghiere brevi
Nel contesto della nostra cultura verbosa è significativo osservare che i Padri del deserto ci dissuadono dall'usare troppe parole: «Alcuni domandarono all'abate Macario: 'Come dobbiamo pregare?'. Egli rispose: "Non è necessario balbettare qualcosa, quanto piuttosto tendere le mani e dire: Signore, come vuoi e come sai, abbi pietà di me". Se invece interviene una tentazione, dire: "Signore aiutami!". Egli sa che cosa è bene ed ha misericordia di noi».
Giovanni Climaco è ancora più esplicito: non preoccuparti, nella preghiera, delle parole; spesso il semplice e disadorno balbettio dei fanciulli ha placato il Padre che è nei cieli. Né cercare i lunghi discorsi nell'orazione, correresti il rischio di dissipare la tua mente. Una sola parola del pubblicano piegò Dio a misericordia; il ladrone trovò la salvezza con una sola parola di fede. Il molto parlare spesse volte distrae la mente, riempiendola di fantasticherie; le poche parole aiutano il raccoglimento. Quando una parola ti riempie di soavità e di pace, fermati su di essa».
Questo è un suggerimento molto utile per noi, persone così dipendenti dall'abilità verbale. La quieta, semplice ripetizione di un unica parola ci può aiutare a discendere con la mente nel cuore.
Questa ripetizione non ha nulla a che fare con una formula magica. Non è destinata a gettare un sortilegio su Dio o a costringerlo ad ascoltarci. Al contrario, una parola o una frase ripetute frequentemente ci possono aiutare a concentrarci, ad avvicinarci al centro, a creare una quiete interiore e, quindi, ad ascoltare la voce di Dio.
Quando semplicemente cerchiamo di raccoglierci nel silenzio e aspettare che Dio ci parli, ci troviamo bombardati da un vortice interminabile di pensieri e di idee contrastanti. Quando, invece, usiamo una frase molto semplice come: «O Dio, vieni in mio aiuto», o “maestro, abbi pietà di me”, oppure una parola come: «Signore», o: «Gesù», è più facile lasciare che le molte distrazioni passino oltre senza che noi ne siamo fuorviati. Questa preghiera semplice, ripetuta senza sforzo può lentamente svuotare la nostra affollata vita interiore e creare lo spazio silenzioso in cui possiamo abitare con Dio. Questa preghiera può essere simile a una scala lungo la quale possiamo scendere nel cuore e ascendere a Dio.
La nostra scelta delle parole dipende dai nostri bisogni e dalle circostanze del momento, ma la cosa migliore è usare parole tratte dalla Scrittura.
Questo modo di pregare semplice, quando lo pratichiamo con fedeltà, costanza e regolarità, lentamente ci conduce ad un'esperienza di quiete e ci apre all'attiva presenza di Dio. Inoltre, possiamo prendere questa preghiera con noi anche durante una giornata in cui siamo molto occupati. Quando, per esempio, abbiamo passato venti minuti la mattina presto in raccoglimento alla presenza di Dio con le parole:
«Il Signore è il mio pastore», esse possono a poco a poco costruirsi un piccolo nido nel nostro cuore e restarvi per il resto della nostra giornata piena di impegni. Persino mentre stiamo parlando, studiando, lavorando in giardino o costruendo, la preghiera può continuare nel nostro cuore e mantenerci consapevoli della sempre presente assistenza di Dio. Questa disciplina non ha lo scopo di pervenire ad una più profonda comprensione di ciò che significa che Dio è chiamato nostro pastore, ma ha lo scopo di farci giungere ad un'esperienza interiore dell'atto dell'essere pastore di Dio in tutto quello che pensiamo, diciamo o facciamo.
(L'autore) Henri J. M. Nouwen, La via del cuore - 

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