martedì 4 maggio 2010

DUE: dall’ansia alla preghiera.

Uno dei modi meno idonei per smetterla di angosciarci è cercare di non pensare alle cose che ci procurano ansia. Non possiamo scacciare le nostre ansie con la mente. […]
L’invito di Gesù ad applicarsi col cuore al suo Regno in un certo senso è paradossale. Si potrebbe interpretarlo così: “Se vuoi angosciarti, fallo per qualcosa per cui valga la pena. Preoccupati di cose più grandi (della tua famiglia, dei tuoi amici, o dell’incontro di domani). Preoccupati delle cose di Dio: la verità, la vita, la luce!”. Appena applichiamo il nostro cuore a queste cose la nostra mente smette di agitarsi, perché entriamo in comunione con Colui che è presente a noi qui e ora, ed è qui per darci quello di cui abbiamo più bisogno. L’ansia diventa allora preghiera, e i nostri sentimenti di impotenza si trasformano nella coscienza di essere fortificati dallo spirito di Dio.
In verità, con l’ansia non possiamo prolungare la nostra vita, ma possiamo andare molto al di là dei confini della nostra breve esistenza e reclamare la vita eterna quali diletti figli di Dio.
Con queste cose, le ansie finiranno? Probabilmente no. Finché siamo in questo mondo, pieno di tensioni e di pressioni, la nostra mente non sarà mai libera dall’ansia, ma se siamo costanti nel tornare col cuore e con la mente all’amore di Dio che ci avvolge, allora possiamo continuare a sorridere del nostro io ansioso, a tenere occhi aperti alle visioni e ai suoni del Regno.
.(da: Henry Nouwen, Vivere lo spirito, Queriniana, pag. 82-85)

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