mercoledì 24 marzo 2010

L’opposto di un popolo cristiano è un popolo triste, un popolo di vecchi.


«Quella è gente impastata di melassa. Ma una cristianità né più ne meno di un uomo, non si tiene in vita a forza di melassa. Non sta scritto che fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale. Bene, il nostro povero mondo è come il vecchio Giobbe sul letamaio, devastato da piaghe e ulcere. Brucia, sai, il sale su una pelle a vivo. Ma in compenso le impedisce di marcire»

«L’opposto di un popolo cristiano è un popolo triste, un popolo di vecchi. (…) Per quale ragione gli anni della prima infanzia ci sembrano tanto dolci, splendenti? Un bambino soffre come chiunque altro e in fin dei conti è del tutto disarmato contro il dolore, la malattia. L’infanzia e la vecchiaia estrema dovrebbero essere le due grandi prove per l’uomo. Ma è dal sentimento della propria debolezza che il bambino ricava umilmente il principio stesso della gioia. Confida nella madre, capisci? Presente, passato e futuro- tutta la sua vita è racchiusa in uno sguardo, e questo sguardo è un sorriso. (…) La Chiesa ha ricevuto in compito dal buon Dio di conservare nel mondo questo spirito di infanzia, questa semplicità, questa freschezza (…) La Chiesa è depositaria della gioia, di tutto il patrimonio di gioia riservato a questo triste mondo. Quello che avete fatto contro di lei è stato fatto contro la gioia»

(Georges Bernanos, Diario di un curato di campagna)



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